NOME: Chiara
Chiara nasce nella potente famiglia degli Offreduccio di Assisi, da Favarone e Ortolana. Del padre non abbiamo molte notizie, sappiamo invece che la madre, donna di grande fede, era molto emancipata per quel tempo; Ortolana, infatti, nonostante gli impegni familiari, più volte si è messa in viaggio per visitare Roma ed altri santuari anche molto lontani, come San Giacomo di Compostela e Gerusalemme. Durante la prima gravidanza, temendo i pericoli del parto, pregò davanti al crocifisso per chiedere aiuto e si sentì rassicurata: sarebbe nata da lei una luce che avrebbe illuminato il mondo. Per questo, alla bambina che nacque, diede nome Chiara.
COGNOME: Offreducci
La famiglia degli Offreduccio apparteneva ai maiores di Assisi, la nobiltà che deteneva il potere cittadino. Ma i tempi stavano cambiando. Proprio in quegli anni acquistava importanza una nuova classe sociale, i minores: mercanti, notai, medici, sarti, fornai, calzolai, mugnai, artigiani ecc… Erano ormai la parte più numerosa e ricca di Assisi, volevano dunque poter governare autonomamente la città. Si arrivò alla guerra civile: maiores contro minores. Nel 1203 i nobili furono costretti a prendere la via dell’esilio. Anche Chiara, ancora bambina, visse con la sua famiglia a Perugia per alcuni anni, finché la situazione non permise il ritorno in patria. Durante l’esilio perugino, Chiara strinse legami duraturi di solidarietà e amicizia, tanto che – molti anni dopo – tra le prime compagne che la seguiranno a San Damiano, troveremo proprio giovani donne dell’aristocrazia di Perugia, oltre alle due sorelle Agnese e Beatrice, alla madre Ortolana e ad altre compagne di Assisi.
NATA: Assisi 1193-1194
La casa di Chiara si affacciava sulla piazza di San Rufino, nella parte alta della città abitata dai nobili. Proprio da questa casa nel 1211 (o forse nel 1212) fuggì nella notte della Domenica delle Palme, verso la chiesetta della Porziuncola, dove l’attendevano Francesco ed i suoi compagni. Davanti all’altare di S. Maria degli Angeli si tolse gli abiti preziosi per rivestirsi di una semplice tunica, lì Francesco le tagliò i capelli. Questa discesa dalla città verso l’aperta campagna, dalla sicurezza del casato nobiliare alla precaria condizione dei poveri, segnò per lei l’inizio di una nuova vita in cui Dio sarà la sua sola sicurezza.
CITTADINANZA: Lo spazio interiore del cuore
Inizialmente, Francesco condusse Chiara presso il monastero benedettino di S. Paolo delle Abbadesse di Bastia, anche per proteggerla dalla reazione non certamente benevola dei parenti che volevano riportarla a casa. Dopo un’altra breve tappa, nei pressi del reclusorio femminile di S. Angelo in Panzo sulle pendici del monte Subasio, sempre Francesco condusse Chiara nel piccolo monastero di San Damiano, insieme alla sorella Agnese ed ad altre compagne che l’avevano raggiunta. Qui visse per 42 anni, fino alla morte. Ti sembra un orizzonte ristretto? Eppure, leggendo gli scritti di Chiara, percepiamo un respiro ampio, aperto su Dio e sul mondo. Chiara viveva immersa nel Vangelo, facendo della Parola la sua abitazione. Hacosì scoperto gli immensi spazi che sono racchiusi nel cuore: Niente è tanto grande – scrive – quanto il cuore dell’uomo, perché proprio lì, nell’intimo, abita Dio! Proprio questa scoperta l’ha resa attenta alla realtà circostante: alle compagne con cui viveva, alle vicende della città, a quanti si rivolgevano a lei, vicini e lontani. Dall’interno del chiostro di San Damiano, Chiara si sente sorella di ogni creatura e tutti presenta a Dio, Datore di ogni bene.
RESIDENZA: Il rendimento di grazie
La chiesetta di San Damiano era stata restaurata da Francesco all’inizio della sua conversione, quando non aveva ancora né fratelli né compagni. Lì era custodito il crocifisso davanti al quale egli pregava per comprendere cosa fare della sua vita, lì aveva ricevuto l’invito: “Francesco, ripara la mia casa che va in rovina”. In questo luogo semplice ed essenziale, ma ricco di significato, abita Chiara insieme alle sue compagne. La loro presenza in questo luogo testimonia il profondo legame con Francesco, che Chiara considera come fondatore e padre della sua Fraternità, si definisce infatti sua pianticella. La vita delle Sorelle a San Damiano è un incessante rendimento di grazie al Padre delle misericordie. Ogni giorno esse pregano davanti a quel Crocifisso per sostenere le membra vacillanti della Chiesa, vivono la loro vita quotidiana alla luce del Vangelo per essere collaboratrici di Dio stesso nella diffusione dell’amore e del perdono. Prima di morire, Chiara sigillerà la sua vita con un ultimo rendimento di grazie: “Tu, Signore, che mi hai creato, sii benedetto!”.
STATO CIVILE: Innamorata
Chiara ha sperimentato la gioia profonda della relazione con Dio. Scrive ad Agnese di Boemia sua amica e confidente: “L’amore di Lui rende felici!”. Fin da ragazza è stata conquistata dall’inaudito abbassarsi del Figlio di Dio nella fragile povertà della nostra natura umana, per questo non si stanca di guardare con grato stupore il Crocifisso: “Rendo grazie all’autore della grazia, dal quale, come crediamo, scaturisce ogni bene sommo e ogni dono perfetto”.
PROFESSIONE: Sorella povera
Il nome scelto da Chiara per la sua Fraternità è SorellePovere (dette successivamente Suore Clarisse ). Questa espressione racchiude tutto il suo progetto di vita: abitare insieme come sorelle, figlie dell’unico Padre Celeste, in povertà e umiltà, seguendo le orme di Cristo che, da ricco si fece povero. La Regola da lei scritta inizia infatti con queste parole: “La forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere istituita dal beato Francesco è questa: Osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo”.
CONNOTATI:
“Era bella de faccia”: così attesta Messer Ranieri De Bernardo che, frequentando la casa degli Offreduccio, conobbe Chiara ancora ragazza.