Avvenire, il giornale dei Vescovi italiani, pubblica un ampio servizio sull’esperienza nelle banchine del Tevere del Centro Missionario Francescano Onlus, qui riportato per intero.
“Roma, <<In missione>> sul Lungotevere. L’iniziativa dei francescani conventuali. Un invito a incontrare la misericordia”
“Padre, ma i cani hanno un’anima?” e giù tre quarti d’ora di conversazione, scambio di idee, domande, sorrisi e strette di mano. Perché trovarsi davanti un saio francescano nel cuore di uno dei luoghi della movida romana incuriosisce, suscita domande, induce riflessioni. Come quella di un ingegnere aeronautico in pensione, ancora attivo e ansioso di essere utile al prossimo, che si pianta lì davanti allo stand e tempesta il sacerdote di domande fino a quando strappa una promessa: “Va bene, ora cerchiamo una missione dove la tua attitudine alla manualità potrà essere un dono prezioso”. Ecco l’umanità che si ferma ogni sera lungo le banchine del Tevere a incontrare la misericordia narrata con le parole, le immagini e i fatti concreti dai Francescani conventuali del Centro missionario di Roma. Fino al 29 agosto saranno ogni sera, per il terzo anno consecutivo, “in missione” sul lungotevere per testimoniare come la misericordia si può vivere ogni giorno in quaranta nazioni, anche nelle situazioni più estreme. Il Tevere è un luogo simbolo per Roma, ma nei giorni scorsi anche teatro di una tragedia che ha scosso l’opinione pubblica: nelle acque del fiume è stato trovato annegato Beau Solomon, uno studente americano, scaraventato dopo una lite nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio; una vicenda per cui è stato fermato un senzatetto.
“Condividi con noi l’estate romana… nell’Anno del Giubileo” è lo slogan che i francescani lanciano quest’anno per sensibilizzare romani e turisti a vivere momenti di crescita durante le calde serate estive. L’iniziativa del Centro missionario, quest’anno partner ufficiale dell’evento assieme alle istituzioni romane, vuole valorizzare il tempo libero con contenuti culturali, artistici, spirituali, accogliendo l’invito di Papa Francesco che stimola i credenti a “uscire dalle proprie strutture” per andare nelle “periferie esistenziali” dove la gente vive tempi e spazi di sana cultura. Lo stand missionario è in una zona centralissima, in viale Gabriella Ferri di fronte all’isola Tiberina (Ponte Garibaldi), unica presenza di richiamo religioso per i 2 milioni di visitatori che transiteranno sulle banchine. Un momento di incontro per costruire ponti con la gente di ogni provenienza, ceto sociale, religione e cultura.
Arrivano i bambini e non resistono alla tentazione di farsi fotografare imitando il pollice alzato di Papa Francesco che spicca sul manifesto d’ingresso. Poi il “gonfiabile” raffigurante padre Massimiliano Kolbe incuriosisce americani, spagnoli, brasiliani, europei, romani e soprattutto polacchi. “Molti chiedono: Chi è questo frate? Cosa significa questa giacca a strisce con il numero 16.670 sulle spalle? Quando è morto? Perché in questo luogo? E nasce così un dialogo, che diventa catechesi mariana e missionaria con distribuzione di biografie su Kolbe, rosari, depliant e la rivista ‘Il Missionario Francescano’ – racconta il direttore del centro, padre Paolo Fiasconaro -. Anche un corazziere del Quirinale è rimasto fortemente sorpreso nel sapere che padre Kolbe era un frate francescano. Lui lo conosceva perché la sua mamma, dopo avergli dato il nome di Massimiliano, gli ha raccontato la storia del martire polacco”.
E quest’anno saranno coinvolti i vari gruppi etnici cattolici presenti a Roma che si esibiranno con canti, danze e costumi tradizionali delle loro terre (Bolivia, Perù, Messico, Guatemala, Romania, Paraguay, Moldova e Filippine). “Sarà un bagno di evangelizzazione della misericordia – aggiunge padre Fiasconaro – per vivere l’Anno del Giubileo come risposta alle attese di una collettività che vuole approfondire e valorizzare il tempo libero”.
ALESSANDRA TURRISI
Avvenire, quotidiano di ispirazione cattolica