La “missione antoniana” – Fr Luciano Marini
Antonio di Padova era morto a Padova all’età di 36 anni. Gli ultimi anni li aveva consumati camminando instancabile per portare a tutti “l’unica Parola che salva”. La sua breve vita ha lasciato una traccia profonda nella storia della chiesa, è diventato “il Santo che tutto il mondo ama”.
Noi frati, che da 800 anni custodiamo nella sua splendida basilica le sue spoglie mortali, la sua memoria, sentiamo questa grande responsabilità di continuare la sua missione di evangelizzatore e di difensore dei deboli e degli oppressi.
Abbiamo sentito che non basta accogliere, nel migliore dei modi, i milioni di persone che ogni anno arrivano alla sua tomba per venerare il Santo, ma è necessario ‘andare’, come frate Antonio, sulle strade degli uomini, per paesi e città, a portare il Vangelo, a testimoniare l’amore di Dio per ogni uomo e per gli ultimi in particolare. E così da alcuni decenni abbiamo avviato una proposta pastorale che chiamiamo “missione antoniana”.
Missioni antoniane
Dopo la ricognizione dei resti mortali di S. Antonio nel 1981, molte comunità cristiane hanno richiesto delle reliquie del Santo. Ma non era possibile perché quanto era stato ritrovato era stato quasi tutto rimesso nella tomba in basilica. Si è però proposto, a chi richiedeva di avere delle reliquie, di portare in pellegrinaggio nelle loro comunità, le reliquie che erano state estratte nella ricognizione. Le domande di questi pellegrinaggi delle reliquie di S. Antonio arrivarono ed arrivano tutt’oggi numerose.
La chiamiamo “missione antoniana” questa iniziativa pastorale. Non è infatti un semplice portare alcune reliquie del Santo in giro per il mondo, ma noi frati desideriamo prestare la nostra povera voce perché S. Antonio possa continuare la sua missione evangelizzatrice per risvegliare la fede, suscitare la solidarietà e l’impegno per edificare il regno di Dio nel mondo di oggi. E’ una breve “missione popolare”; la gente accorre sempre numerosissima e noi frati proponiamo incontri con bambini, giovani, famiglie, ammalati. Visitiamo ospedali, carceri. Ci rendiamo disponibili per il sacramento della riconciliazione, animiamo veglie di preghiera, di adorazione. Non mancano poi le tradizionali manifestazioni della pietà popolare: processioni, venerazione della reliquia, feste…
Dalla devozione alla fede
Qualcuno arriccia il naso quando si parla della pietà popolare perché, purtroppo, è vero che alle volte ci si ferma solo alle forme esteriori: processioni, fuochi, sagre, fiere…La finalità della missione antoniana è invece quella di aiutare le persone a passare dalla devozione alla fede. Già Paolo VI° nell’enciclica “Evangelii nuntiandi” diceva che “la pietà popolare è un terreno fertile su cui si può seminare la Parola del vangelo”. Ed anche Papa Francesco nella sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium” parla a lungo della pietà popolare “nella quale, scrive, è sottesa una forza evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare” (nn.122-125).
Dalla devozione alla fede, dalla fede alla carità è il programma di queste missioni antoniane; “Antonio vangelo e carità” era già lo slogan per il centenario della nascita del Santo nel 1995. E posso testimoniare in questi anni di servizio alle missioni antoniane che ho visto davvero fatti straordinari di ritorno al Signore. “Padre, venga presto, mi disse al telefono una signora ammalata a cui avevo portato la benedizione con la reliquia del Santo. Venga perché mio marito, anche lui ammalato, vuole confessarsi. Sono 50 anni che non si confessa. Da quando ci siamo sposati!”
L’iniziativa delle missioni antoniane non si limita all’Italia, ma raggiunge anche paesi lontani e paesi dove i cattolici sono minoranza. India, Sri Lanca, Australia, Inghilterra, Africa. Le reliquie del Santo sono passate per tutti i paesi dell’America Latina e dell’America del Nord.
S. Antonio, il Santo che il mondo ama, continua nei suoi frati la sua missione.