“La dove non c’è apparenza, nè bellezza…
lo Spirito ci spinge a discernere il Signore”
Le sorelle Clarisse del Monastero di Faenza
Dalle Fonti …
“Tieni sempre davanti agli occhi il punto di
partenza”(2Let. Ag., FF. 2875).
Chiara d’Assisi, scrivendo all’amica e ”discepola”
Agnese di Boemia, utilizza spesso il tema dello
sguardo. Per la donna medievale, il vedere e l’essere
vista sono gesti eloquenti di uno stile di vita;
infatti il mondo affettivo, le relazioni familiari e
sociali trovano proprio nello sguardo il principale
canale espressivo.
Di Chiara si dice che evitava il più possibile di essere
vista (= ammirata?) quando stava alla finestra
della sua casa paterna: Nel monastero, la nascente
disciplina sulla clausura limita ancor più la sua
“visuale”, ma nel contempo si aprono al cuore altri
orizzonti: Vedi che Egli per te si è fatto oggetto di
disprezzo, e segui il suo esempio …”(FF.2879).
Lo specchio sul quale tenere fissi gli occhi è il Crocifisso
Povero: non per un dolorismo puramente
sentimentale, ma per cogliere in tutte le sue sfaccettature
l’esperienza divina di abbassamento compiutasi sulla Croce.
“Mira, o mobilissima regina lo Sposo tuo, il più bello
tra i figli degli uomini, divenuto per la tua salvezza
il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e
in tutto il corpo ripetutamente flagellato, e morente
perfino tra i più struggenti dolori sulla croce.
Medita e contempla e brama di imitarlo”(FF2879).
Gesù Cristo non ha temuto di perdere la sua bellezza
pur di compiere il destino d’amore affidatogli
dal Padre. Non ha disdegnato di mostrarsi
debole, vinto, quasi troppo umano; Chiara è affascinata
da un Dio così incredibilmente umile e
addita alle Sorelle di tutti i tempi questa “umiltà”,
come punto di partenza e, insieme , meta.
…alla vita
Un’amica, esperta in arti floreali, va spesso a Bolzano;
fa mille fotografie alle vetrine e ce le porta
dicendo: “Che possiate almeno vedere qualcosa
delle tante cose belle che ci sono nel mondo!”.
Non vuole essere una critica al nostro stile di vita,
ma forse un invito ad allargare lo sguardo. E tuttavia
il nostro punto di vista non pu. che essere
limitato, circoscritto. Rinunciamo a vedere il più
delle cose (belle) che ci sono nel mondo per poter
andare in profondità.
Più lo spazio vitale è ristretto più si è costretti a
“scavare”, nel cuore, nella Parola, in Dio. La realtà
appare allora diversa: all’occhio interiore si schiude
un senso nuovo, profondo delle cose. Emerge
una bellezza “altra” che solo lo Spirito può dire;
è quella nascosta nel mistero della Pasqua, nella
morte per la vita.
Oggi il Crocifisso lo contempliamo soprattutto nel
volto dei più poveri, la dove la sofferenza e l’ingiustizia
sembra troppa.
La dove non c’è “apparenza, ne bellezza per attirare
i nostri sguardi” (Is.53,2).
Lo Spirito ci spinge a discernere il Signore, Crocifisso
e Risorto, e a scegliere ancora la Sua via: quella
dell’Amore