Editoriale Il Missionario Francescano Gen-Feb 2013
L’Anno della Fede si prefigge di essere una sorta di pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare il Vangelo e la fede.
Carissimi, “Il Signore vi dia pace”!
Nell’omelia di apertura dell’Anno della fede il Papa sottolineava che, “se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della Fede e una nuova evangelizzazione, il motivo è da ricercare nel fatto che gli ultimi decenni hanno visto l’avanzata di una spirituale desertificazione”.
Questa “desertificazione” la verifichiamo ogni giorno intorno a noi. Questo vuoto si è diffuso.
Ma è a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che si può ancora scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi.
Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere, così nel mondo di oggi ci sono innumerevoli segni della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto, che sono necessari uomini di fede, che con la propria vita aiutino a scegliere la via verso la terra promessa e mantenere viva la speranza.
Vivere la fede apre il cuore alla grazia di Dio che ci libera dal pessimismo.
Questo, oggi più che mai, significa evangelizzare testimoniando la vita nuova, trasformata da Dio e mostrando il percorso.
Nella secolarizzazione e desertificazione spirituale, Benedetto XVI, individua una sfida che la Chiesa deve affrontare nel nostro tempo.
Uno dei sintomi più dolorosi di ciò è l’emarginazione silenziosa e trasversale di Dio dalla vita personale e pubblica. Ecco perchè l’Anno della Fede si prefigge di essere una sorta di pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale: né bastone, né sacca, né pane, né denaro, non due tuniche, come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in missione, ma il Vangelo e la fede. La nuova evangelizzazione è impegno necessario nella Chiesa, poiché la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. Perciò è urgente riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale.
La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama, che si è mostrato a noi in Cristo, che ci ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi. È questa la proposta fondamentale dell’Anno della fede, ravvivare nella Chiesa la gioia di credere attraverso il recupero del primato di Dio, poiché “se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri” (Benedetto XVI, 14.11.2012). Senza Dio tutto si volge contro l’uomo.
Da parte sua l’uomo, “mendicante di Dio”, porta in sé “un misterioso desiderio di Dio” (Benedetto XVI, 7.11.2012). “Parlare di Dio -ricorda il Papa – è comunicare, con forza e semplicità, con la parola e con la vita, ciò che è essenziale: il Dio di Gesù Cristo, quel Dio che ci ha mostrato un amore così grande da incarnarsi, morire e risorgere per noi; quel Dio che chiede di seguirlo e lasciarsi trasformare dal suo immenso amore per rinnovare la nostra vita e le nostre relazioni; quel Dio che ci ha donato la Chiesa, per camminare insieme e, attraverso la Parola e i Sacramenti, rinnovare l’intera Città degli uomini, affinché possa diventare Città di Dio” (Benedetto XVI, 28.11.2012).
La presente Rivista vuole continuare, insieme ai missionari ad annunciare Cristo all’uomo contemporaneo e raccontare storie ed esperienze di vita missionaria.
Con i missionari continueremo il nostro “pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo”, in cui portare il Vangelo e la fede per condurre a Dio gli uomini e le donne del nostro tempo.
P. Gbattista Buonamano