Convegno Missionario CEO – CEC – CIMP Camposampiero – PD 7/12 nov. 2011
Si è svolto il convegno di formazione dei frati animatori missionari d’Europa, presso la casa di spiritualità di Camposampiero dei frati minori conventuali. Un giorno intero di formazione è stato è affidato al direttore del CUM di Verona, abbiamo avuto così la possibilità di conoscere il centro e le sue attività.
Una riflessione
Se la Chiesa è veramente ecclesia de Trinitate, perché da sempre è pensata da Dio (cf. LG 1-2), essa non può vivere per se stessa ed è chiamata a mettersi in movimento, ad uscire da sé, per la fedeltà al Vangelo ricevuto e la stessa missione che ne giustifica la sua esistenza e chiamata. Non possiamo dimenticare questo principio teologico della natura e missione della Chiesa: essa esiste solo per riconciliare i popoli, cioè come serva del Regno di Dio. Nel portare avanti tale annuncio, il popolo santo di Dio scopre nel mondo non più un’antagonista, bensì il partner o il compagno del proprio viaggio, il destinatario della buona novella: Gesù Cristo morto e risorto! Possiamo ritenere, per vero, senza sbagliare, che senza il mondo la Chiesa non avrebbe più motivo “di esserci” nella storia. Essa, infatti, è pellegrina dell’Assoluto, per testimoniare al mondo la luce della fede e donare la pace di Cristo. Chiamata a dialogare con il mondo, per annunciare Cristo, la Chiesa è per sua natura missionaria.
La formazione alla missione trova la sua ragion d’essere nel n. 2 del decreto sulla missione Ad gentes che afferma: «La Chiesa pellegrina è missionaria per sua natura»; e, ancor di più, per noi consacrati, nel n. 25 di Vita consacrata: «la missione è essenziale per ogni istituto». I consacrati, dunque, hanno come compito primario quello di «rendere presente al mondo Cristo stesso mediante la testimonianza personale» (VC 72), che in modo speciale si manifesta nell’annuncio appassionato di Gesù Cristo «a coloro che ancora non lo conoscono, a coloro che lo hanno dimenticato e, in modo preferenziale, ai poveri» (VC 75). La dimensione missionaria, quindi, entra come componente intrinseca e fondamentale nella formazione iniziale e continua di ogni frate minore conventuale.
La missione che Gesù ci ha affidato non si può ridurre a un’appassionata e disinteressata solidarietà. La missione è ben altro. È certezza del disegno di Dio; è intima convinzione di essere stati chiamati per partecipare alla realizzazione di quel disegno per il quale tutto è ricapitolato in Cristo. La missione è coscienza di essere portatori di un messaggio di libertà per tutti, senza distinzione di razza e nazionalità; è gioia per il dono ricevuto e condiviso. Il tutto per servire il Regno di Dio che è pace, giustizia, verità.
Da qui il bisogno di motivare, qualificare, dare spessore al lavoro missionario di tanta gente generosa. È importane aiutare i cristiani a rimettere l’annuncio del Vangelo, in casa e fuori casa, al centro delle loro preoccupazioni, contestualizzarlo nella vita del mondo attuale. Formare alla missione significa riscoprire l’aspetto dinamico della nostra fede che si può tradurre come un esodo senza ritorno, un uscire da sé per preoccuparsi esclusivamente del Vangelo. Può un cristiano non annunciare il Vangelo? È impossibile. Sarebbe una contraddizione. Ci si accorge, allora, dell’importanza di recuperare anche una certa spiritualità missionaria che permette di riconnettere la nostra vita battesimale alla radice trinitaria della fede e alla stessa pasqua di Gesù. Non c’è spiritualità missionaria senza una matura e profonda riflessione sul nostro battesimo e sull’esperienza di Gesù Cristo come il Crocifisso-Risorto.